IL FURTO DELLA STELLA 1: Bologna-Genoa 1925, la genesi della grande ingiustizia

In occasione dei 90 anni dello spareggio farsa (o “Furto della stella” come l’ha definita il quotidiano inglese The Guardian) Bologna-Genoa, disputato a Milano alle 7:00 del mattino, Giancarlo Rizzoglio ha preparato un’accurata rivisitazione storico-giornalistica in quattro puntate. In essa si richiede anche l’assegnazione ex aequo di quello scudetto che fu conquistato dal club emiliano […]


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In occasione dei 90 anni dello spareggio farsa (o “Furto della stella” come l’ha definita il quotidiano inglese The Guardian) Bologna-Genoa, disputato a Milano alle 7:00 del mattino, Giancarlo Rizzoglio ha preparato un’accurata rivisitazione storico-giornalistica in quattro puntate. In essa si richiede anche l’assegnazione ex aequo di quello scudetto che fu conquistato dal club emiliano grazie all’influenza politica di Leandro Arpinati, gerarca fascista e presidente della Figc (Ma. Lig.).

Lo scudetto del campionato italiano di calcio della stagione 1924/25 è da sempre l’emblema di una grande ingiustizia sportiva, perpetrata a chi – come il Genoa –, vincendo lealmente la sua gara agonistica sul campo, si vedeva impunemente sottratto dalla violenza e dalla prepotenza un alloro preziosissimo e fondamentale per la sua storia. Un furto equivale ad un sortilegio, dice un vecchio adagio, e mai aforisma avrebbe potuto calzare meglio per la società più antica e gloriosa d’Italia.

Perché dunque analizzare la storia dei celeberrimi, leggendari ed a volte anche cruenti cinque spareggi tra Genoa e Bologna? Perché chiedere alla Federazione di porre finalmente, dopo ottant’anni di feroci polemiche, un sereno atto di giustizia verso una vicenda sportiva che tenne col fiato sospeso tutti gli appassionati d’Italia, e che ancora oggi scatena ripicche e velenosi dibattiti creando un enorme “buco nero“ nella storia del nostro calcio?

Il campionato 1924/25 fu solo l’esempio più eclatante di una serie di iniquità messe in atto dalle antiche gestioni della Federazione. Ricordiamo i pasticci che contrassegnarono il titolo del 1906, vinto dal Milan con l’ausilio di ben tre partite conseguite a tavolino nella fase finale; l’ingiustizia perpetrata alla Pro Vercelli nel 1910, quando per protesta schierò in finale la squadra ragazzi contro l’Inter, dopo essersi vista clamorosamente rifiutare il cambio di data della partita a causa dell’impegno dei suoi giocatori nei tornei militari; oppure il titolo del 1927, quando al Torino fu tolto uno scudetto vinto sul campo per il tentativo di corruzione del giocatore bianconero Allemandi nel derby contro la Juventus; o ancora il famoso torneo di guerra del 1943/44, per il quale lo Spezia si vide assegnare una medaglia d’oro onorifica al valore sportivo, mentre quello era, a tutti gli effetti, il vero e proprio campionato italiano di calcio e quindi suscettibile dell’assegnazione – a pieno titolo – dello scudetto.

Ma il campionato 1924/25 fa trasparire un’ingiustizia ancor più clamorosa degli altri.

Infatti, in una recente indagine giornalistica redatta dal giornalista inglese Scott Murray sul quotidiano britannico “The Guardian“, l’episodio del “Furto della Stella” patito dal Genoa risulta al primo posto come il peggiore dei torti arbitrali di tutti i tempi della storia del calcio. Un sopruso nato nei tortuosi meandri di un’organizzazione federale a quel tempo ancora molto empirica, ma soprattutto consumato da un regime politico totalitario che, accorgendosi del grande clamore esercitato sulle folle dal gioco del calcio, volle palesemente favorire la squadra che allora rappresentava la provenienza delle sue origini.

La seguente ricerca giornalistica, eseguita nei migliori archivi d’Italia e pazientemente ricostruita in quattro puntate, pezzo per pezzo, attraverso le cronache dell’epoca, non fanno altro che confermare tutto ciò, aggiungendo anzi prove ed episodi che rendono quell’ingiustizia ancor più insopportabile e suscettibile di ammenda, da parte di una Federcalcio negli auspici volenterosa di raggiungere quell’equità storica necessaria per valorizzare la propria attuale attività ed i suoi progetti futuri.

Dunque, lo scudetto 1925: perché allora chiedere che Bologna e Genoa vengano proclamate entrambe campioni d’Italia con la formula dell’ex – aequo? Addentriamoci allora nell’analisi storica, ripercorrendo minuziosamente tutti gli episodi salienti attraverso i migliori giornali dell’epoca – quasi tutti a tiratura nazionale – che detengono in qualche modo la chiave delle verità storiche del nostro calcio. 

Dopo quindi la prima finale d’andata – disputata a Bologna il 24.05.1925 (1-2 per il Genoa) – e la seconda di ritorno – giocata a Genova il 31.05.1925 (1-2 per il Bologna) -, si rese necessaria una terza finale di spareggio nella quale erano previsti anche i tempi supplementari. La sede prescelta fu Milano, sul campo del Milan in V.le Lombardia, il 07.06.1925. Come apparve in tutte le cronache dell’epoca, l’attesa per quell’incontro fu talmente grande da suscitare una sostenuta prevendita dei biglietti già nella giornata del giovedì precedente al match. Da Genova e da Bologna arrivarono folti treni speciali – organizzati direttamente dalle due società – che uniti alla folla milanese riversarono nello stadio, al limite della sua capienza, oltre 20 mila persone.

Uno stadio che presentò un sufficiente servizio d’ordine solo all’esterno (carabinieri a cavallo), ma che risultò invece totalmente assente all’interno: questa fu la causa della rottura delle reti metalliche di recinzione da parte del pubblico e degli squadristi bolognesi che si riversarono attorno alle porte ed al rettangolo di gioco in circa duemila persone. A questo proposito Renzo Bidone, affermato cronista de “Il Giornale di Genova“ presente alla partita, scrisse in una rivisitazione storica dei fatti su “ Genoa 80° “: “Erano soprattutto gli squadristi bolognesi, armati di pistole e randelli, che erano entrati a viva forza e si erano assiepati ai bordi del terreno di gioco “.

Alle ore 16,30 entrò l’arbitro avv. Mauro, che espresse dubbi sulla regolarità della partita, manifestati ai capitani delle due squadre (De Vecchi e Della Valle), agli organizzatori dell’incontro ed ai dirigenti della Lega Nord: ”egli espresse una pregiudiziale sulla regolarità del match, se non si provvedeva a sgomberare il rettangolo posto tra le reti metalliche dalle migliaia di persone che vi si erano assiepate “ (“ La Gazzetta dello sport “).  Il campo fu fatto sgomberare ( “  ma la pregiudiziale è in qualche modo superata ” – “ Il Giornale di Genova ”- ) e l’avv. Mauro diede inizio alla gara, secondo le sue stesse dichiarazioni rilasciate al cronista de “ La Gazzetta dello Sport ” che scrisse:  “L’arbitro si è deciso a dare inizio alla partita solo dietro le pressioni degli organizzatori ed in considerazione del danno certo che sarebbe derivato alla Federazione dal rinvio della partita, e più ancora per timore che il fatto provocasse tumultuose e gravi manifestazioni da parte del pubblico in gran parte costituito da persone provenienti da lontano “.

Ancora Renzo Bidone su “Genoa 80°“ scrisse: “L’avv. Mauro chiamò i capitani: a De Vecchi e Della Valle disse che si rendeva conto benissimo che le condizioni non erano regolari, ma che tuttavia avrebbe cominciato la partita, perché i dirigenti responsabili dell’organizzazione gli avevano promesso l’arrivo imminente di duecento agenti. Mauro prese impegno che dopo un quarto d’ora, se gli agenti non fossero giunti, avrebbe sospeso la partita. Del resto, ancor oggi non si potrebbe farne colpa a Mauro, perché prima dell’episodio che stiamo per parlare ( il contestatissimo gol di Muzzioli del Bologna al 16° della ripresa, n.d.r. ) il comportamento degli  ancor oggi “ irregolari “ non aveva allarmato “.

“Il Paese Sportivo “ di Torino del 08.06.25 commentava a fine partita: “ …per noi la partita è stata regolare dal momento che si è creduto opportuno iniziarla; ma l’atteggiamento dell’arbitro ed il ritiro del Genoa ci fanno sospettare che il campionato di Lega Nord non si ancora concluso “. Ed in relazione alle motivazioni per cui si cominciò la partita nel preciso intento di portarla regolarmente a termine scrive ancora “Il Paese sportivo “: “Qualunque altro arbitro, Mauro stesso, se si fosse trovato in simili condizioni in qualsivoglia match di campionato non avrebbe dato vita al giuoco. Oggi invece, per la partita più importante, si è voluto essere meno rigidi, ammettendo in modo non diremmo troppo leggermente, ma certo troppo comodamente il caso di forza maggiore “.

 Ancora a testimonianza della volontà di iniziare regolarmente la finale, nonostante le sfavorevoli condizioni ambientali, da parte dei dirigenti della Lega – per timore delle inevitabili ripercussioni sulla loro organizzazione -, citiamo due passi di un articolo di commento de “ La Gazzetta dello Sport ” del 30.06.25: “ La Lega Nord quale ente disciplinatore dei campionati, non poteva non risentire le conseguenze della propria colpa d’imprevidenza, ma non è equo e legittimo lo stato d’accusa nel quale la Lega fu collocata quasi che l’organizzazione della finalissima rappresenti l’ultimo ed il più grave di una serie di malefatti ed errori “ . E poi ancora un passo che dimostra come tutti gli addetti ai lavori erano convinti sulla regolarità dell’inizio della gara: “Ognuno avverte quanto sia pericoloso ed inaccettabile sportivamente dare inizio ad un match con una tacita pregiudiziale d’irregolarità: tacita sia pure nei riguardi delle squadre in campo. L’irregolarità, a nostro avviso, deve essere relativa e scaturisce da un fatto specifico impreveduto ed imprevedibile che si manifesti nel corso di una partita, non già da un complesso di fatti che preesistono al match “.

“Il Paese Sportivo“ del 11.06.25 scrive al riguardo della pregiudiziale di Mauro: “… occorreva parlare ben chiaro, e dichiarare che l’incontro, date le condizioni di irregolarità in cui avrebbe dovuto svolgersi, avrebbe avuto carattere amichevole. Le squadre almeno avrebbero potuto regolarsi. La riserva di Mauro quindi non la comprendiamo. Non solo, ma non può avere a nostro avviso nessun valore. Iniziato senza la premessa del suo valore ufficiale, il match per quanto riguarda le condizioni di ambiente deve essere riconosciuto valido “. 

 Per questi motivi l’avv. Mauro cominciò la partita col preciso intento di ricercarne il legittimo svolgimento fino al suo termine. Infatti, tutte le cronache dell’epoca testimoniano come il primo tempo della gara avvenne nella più assoluta regolarità, come precisano i seguenti commenti: “la folla che aveva scavalcato le barriere addossandosi alle linee del fallo, ha tenuto un contegno nel suo complesso lodevole “(“La Gazzetta dello Sport“), “ questa cornice vociante ed urlante si contenne in tutto il primo tempo  quando il match non diede origine a nessuna controversia … “(“Il Giornale di Genova“) e “ Il primo tempo passò liscio e fu tutto a favore del Genoa “ (“Il Paese Sportivo“).

Il primo tempo vide la netta supremazia del Genoa, che terminò meritatamente in vantaggio per due a zero con reti di Catto al 12’ ed Alberti al 43’, senza che l’arbitro sospendesse la gara – come da lui affermato all’inizio – per il mancato arrivo della forza pubblica promessa dagli organizzatori: questo prova ancora una volta che l’avv. Mauro riscontrò la possibilità di far proseguire regolarmente il match fino al suo termine.

La ripresa, iniziatasi all’insegna degli attacchi bolognesi, vide il pubblico accalcarsi su “ quattro o cinque fila sulle linee del fallo, ed invano l’arbitro tenta di richiamare questo pubblico invadente all’ordine ed alla disciplina sportiva“ (“Il Giornale di Genova”). Si giunse al 16’, ed in occasione del primo contestato gol bolognese alleghiamo le seguenti cronache e commenti:

1) “ La Gazzetta dello Sport “: “Al 16’ Muzzioli stringe sul goal e spara da pochi passi. Vediamo un gesto di disperazione di Della Valle, mentre De Prà rimane inebetito e altri giocatori bolognesi abbracciano Muzzioli. E’ goal o no? Il pallone è nella rete, ma il pubblico vicino alla porta tumultua ed alcuni mostrano la rete smossa e strappata. Mauro accenna a far battere il corner, ma è stretto da tutte le parti. Giocatori e spettatori gli si affollano intorno. Dopo due tentativi di lasciare il campo, l’arbitro si decide a far mettere la palla in campo. Il gioco riprende dopo 14’ di interruzione.”  Ancora “ La Gazzetta dello Sport “: “ Il Bologna  dopo un quarto d’ora segnava il primo goal per merito di Muzzioli. I giocatori si abbracciavano…ma l’arbitro che in quel mentre si dirigeva verso la rete agitava il braccio in segno di diniego e puntava il dito verso l’angolo del corner . Goal? Corner? La palla è forse uscita dalla linea di fondo?“.

 2) “ Il Giornale di Genova “: “Una discesa sulla sinistra del Bologna, culminata da un tiro di Baldi, è frustrata da una splendida parata di De Prà che manda il pallone sulla linea di fondo. Ma uno spettatore respinge in gioco il pallone che, raccolto da Muzzioli, viene proiettato nella rete genoana. I  supporters del Bologna reclamano il goal. L’ avv. Mauro dapprima si oppone alla concessione del punto con palesi segni di diniego. Crescendo sensazionale delle proteste del pubblico. La sospensione del gioco si protrae a lungo. L’avv. Mauro dopo 15’ d’interruzione, convalida il goal.”  Ancora “ Il Giornale di Genova “: “ Questa cornice esplose nella ripresa alla prima occasione fornita dal diniego dell’arbitro per l’azione già descritta, con evidente nocumento sulle decisioni che Mauro doveva rendere in merito. Infatti, egli negò che il goal fosse stato segnato, e lo concesse solamente dopo un quarto d’ora di discussioni anche violente ritornando – non sappiamo se deliberatamente o no – sulla sua prima decisione. Mauro negò subito che il famoso goal fosse stato segnato. Lo negò recisamente e replicatamente.

Solamente dopo gli incidenti e la sospensione del gioco egli si decise in favore dei petroniani. Fece questo perché indottovi dalla cattiva piega delle cose o per sue riflessioni postume?” .

3) “Il Paese Sportivo“: “L’arbitro in un primo tempo non ha concesso il goal. Attorno alla rete di De Prà si è formato un tumultuoso comizio al quale ad un certo punto ha partecipato la folla accalcata attorno al goal con un tentativo di evasione. A noi, naturalmente, non poterono giungere le parole scambiatesi dalle parti contendenti nell’accalorata discussione, ma esse non devono essere state troppo cortesi se ad un certo punto l’arbitro si è incamminato verso l’uscita del campo. Poiché l’incidente era scoppiato sotto il goal situato dalla parte opposta dell’uscita, Mauro doveva attraversare tutto il campo per giungere allo spogliatoio.  Giunto l’arbitro col seguito dei giocatori urlanti e gesticolanti a metà campo, uno della folla faceva l’atto di avventarglisi addosso per colpirlo. Lo sconsigliato supporter veniva fermato in tempo ma Mauro deve aver giudicato opportuno di non continuare il cammino. Fermatosi quindi, sempre attorniato dai giocatori, si consultava coi due segnalinee e dopo nuove animate discussioni concedeva il goal. Da notare che negando il goal l’arbitro aveva accennato col gesto che la palla venisse portata nel corner e durante tutta la discussione un milite ivi la tenne in attesa che il calcio d’angolo venisse tirato. Questo particolare non è inutile “. E poi ancora: “L’arbitro, parlando con alcuni giornalisti dopo il match, (gli inviati de “ La Gazzetta dello Sport “, di cui alleghiamo testo, n.d.r. ) affermava che non aveva visto il goal e che l’aveva concesso solamente dopo il parere favorevole dei due segnalinee. Noi abbiamo già detto che in un primo tempo aveva negato il goal, accennando col braccio teso al corner. Egli aveva dunque visto bene“.

4) Scrive Gianni Brera, celebre firma del giornalismo sportivo, su “ Storia critica del calcio italiano“: “Mauro decide per l’angolo …dai margini accorrono verso di lui i tifosi bolognesi, dei quali fa anche parte Leandro Arpinati, gran gerarca fascista e capo della Federazione. L’avvocato venne sballottato e convinto a tramutare l’angolo in gol, si arrese ma avvertì subito capitan De Vecchi che la partita era finita prima“. 

5) Dichiarazione storica di Giovanni De Prà, portiere della Nazionale : “Fuga di Muzzioli, con tiro finale da pochi metri, che riuscii appena a deviare in corner. Fischio di Mauro che accordò al Bologna il calcio d’angolo. A questo punto l’enorme pubblico assiepato dentro il recinto di gioco, appena dietro le righe, invase il campo. Del pubblico faceva parte qualche pezzo grosso della Federazione, quale Leandro Arpinati, alla testa dei tifosi bolognesi, e Mauro, sballottato e minacciato, dopo una lunga quanto inutile discussione, concesse la rete per sedare il tumulto, non senza avere avvertito il nostro capitano De Vecchi di considerare l’incontro terminato in quel momento, e averlo esortato a condurlo a termine per evitare maggiori incidenti“.

Giancarlo Rizzoglio

FINE PRIMA PUNTATA

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