ESCLUSIVA PG, PIZZIGONI: “Russo ha talento ma calma con i giudizi assoluti”

"Mi rammarico dell'enfasi mediatica a livello nazionale: si è accesa solo quando l'U17 è arrivata in finale e non prima" spiega il direttore di MondoFutbol

La gioia dell'Italia dopo il gol: in primo piano Alessandro Russo

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Si è concluso da pochi giorni l’Europeo Under 17. L’Italia ha perso ai rigori la finale contro l’Olanda ma il percorso si è rivelato un bellissimo crescendo generale. Pianetagenoa1893.net ha intervistato in esclusiva Carlo Pizzigoni, autore assieme a Federico Buffa di “Nuove Storie Mondiali” (Sperling & Kupfer, già in libreria) e direttore di MondoFutbol.com che ha seguito in Inghilterra le partite degli Azzurrini di Nunziata.

Come guidica il percorso dell’Undr 17 all’Europeo? «Ho visto una crescita di partita in partita di questo gruppo, parlo di consapevolezza e fiducia nei propri mezzi. Vedo il bicchiere mezzo pieno, faccio i complimenti a tutti perché l’Italia ha sfruttato nel milgiore dei modi le opportunità portate da una simile competizione. Tuttavia mi rammarico dell’enfasi mediatica a livello nazionale: si è accesa solo quando l’U17 è arrivata in finale, non prima. Sento parlare tanto di riforme anche se poi cadiamo nel disinteresse per la mancanza di vittorie ovvero non ascoltiamo i tecnici e le persone competenti».

Il secondo posto degli Azzurrini può smentire l’odioso assioma de “all’estero sono tutti più bravi di noi”? «Non mi sono mai piaciute le generalizzazioni, penso che i massimi sistemi vadano valutati nel medio-lungo periodo: amo, invece, andare avere profondità analitica. Chi sostiene che all’estero siano tutti migliori noi è al pari di chi sostiene che i migliori allenatori del mondo siano solo gli italiani. Dopo un momento di crisi generale intravedo qualcosa nel movimento giovanile, merito di alcuni gruppi di lavoro della Federazione: il calcio è uno sport ciclico. Le generazioni di Spagna e Italia sono buone ma non ottime, la Francia fa da contraltare poiché non si è qualificata all’Europeo ma ha delle leve molto interessanti».

Parlando dei singoli genoani: com’è stato l’Europeo di Russo e Rovella? «Alessandro Russo ha ricevuto delle critiche dopo la finale, Nicolò Rovella ha giocato poco perché il centrocampo aveva degli equilibri consolidati già prima della partenza per l’Inghilterra. Il portiere ha talento, soprattutto nelle uscite alte: però bisogna andare piano con i giudizi definitivi e proseguire con gli insegnamenti della nostra scuola dei numeri uno che ha sempre prodotto dei giocatori di livello. Daniele De Rossi mi confidò che faticava parecchio negli Allievi, poi è diventato uno dei centrocampisti più forti al mondo».

Come vedrebbe Russo giocare sottoleva, cioè con i più grandi? «Mi piace questa ipotesi, ma è semplicemente un parere giornalistico. Giocare con i più grandi d’età è sempre propedeutico per un giovane perché aumentano le difficoltà (dalla potenza dei tiri all’occupazione dell’area di rigore) e il contesto, se preso nel verso giusto, accelera il processo di crescita».

Alessandro Legnazzi

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