ESCLUSIVA, AVV. MASCIA: “Milanetto ha riottenuto l’onore tolto dall’arresto”

"L'arresto ingiusto del 28 maggio fu eseguito davanti ai suoi figli in tenera età e addirittura filmato dalla Polizia giudiziaria" spiega il legale

Omar Milanetto, ex Genoa (Photo by Roberto Serra/Getty Images)

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Milanetto è innocente. Lo affermano tre sentenze della giustizia sportiva. «Milanetto è stato dichiarato estraneo ad ogni associazione o fatto criminale anche dalla giustizia sportiva, in ben tre gradi di giudizio» spiega l’avvocato Maurizio Mascia in esclusiva a Pianetagenoa1893.net quache ora dopo l’emanazione dell’ordinanza della Corte d’Appello di Brescia in merito alla riparazione per ingiusta detenzione.

I fatti risalgono al 2012 quando l’ex centrocampista del Genoa finì in carcere in custodia cautelare dal 28 maggio al 4 giugno, con altri dieci giorni di domiciliari: in totale diciotto giorni di restrizione della libertà personale. I giudici di Brescia hanno “riconosciuto il diritto all’equa riparazione per detenzione ingiustamente sofferta da Milanetto Omar” determinando in “30mila euro l’ammontare dell’indennizzo”.

L’avvocato Mascia è comprensibilmente soddisfatto: «La decisione gli restituisce ufficialmente l’onore sottrattogli con l’arresto ingiusto del 28 maggio, eseguito davanti ai suoi figli in tenera età e addirittura filmato dalla Polizia giudiziaria, che per legge opera alle dipendenze e sotto la direzione dell’Autorità giudiziaria. Le immagini di quell’arresto insensato, ordinato per di più da un giudice incompetente per territorio e condite dai commenti colpevolisti dei soliti soloni, servirono solo a violare in mondovisione la dignità di un innocente, tutelata perfino dall’articolo 5 della Carta africana dei diritti umani».

Indennizzo, quindi, sei volte superiore all’iniziale richiesta del Procuratore Generale. «La costante giurisprudenza afferma che la riparazione ha natura indennitaria e non risarcitoria. I 516mila euro che leggo in giro non sono mai stati chiesti perché corrispondono al massimo indennizzo legale a seguito di una custodia cautelare di sei anni. La Corte d’Appello ha determinato un indennizzo più robusto perché ha riconosciuto i danni conseguenti alla permanenza in carcere» aggiunge l’avvocato ai nostri microfoni.

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.