Ricorso Iafa: martedì il Tar del Lazio può riscrivere le regole del calciomercato

L'associazione ha proposto ricorso contro il nuovo regolamento degli agenti di calciatori, che ha imposto la deregulation selvaggia del settore


Il calciomercato potrebbe a breve una nuova regolamentazione. Martedì prossimo presso la sede del Tar del Lazio a Roma si terrà l’udienza di merito del giudizio avente ad oggetto “la richiesta di annullamento e/o emendamento del nuovo regolamento intermediari” imposto dalla Fifa e recepito anche dalla Figc dall’aprile 2015. La nuova normativa da un lato ha totalmente “deregolamentato” il settore, abrogando le licenze abilitative e concedendo un accesso indiscriminato all’attività: chiunque infatti può iscriversi mediante il solo versamento di un “obolo” annuale alla Figc. Dall’altro presenta un paradosso, poiché prevede oneri e limitazioni ingiustificati per gli operatori di settore, che è bene ricordare, non sono dei “tesserati federali”, ma dei liberi professionisti qualificati.
Il ricorso è stato intentato dalla Iafa – Italian association of football agents – una delle associazioni di agenti professionisti più rappresentativa sul territorio nazionale: quest’ultima, assieme all’associazione dei diritti dei tifosi Federsupporter intervenuta ad adiuvandum nel giudizio, ha chiesto al Tribunale amministrativo di ripristinare l’elenco degli agenti qualificati e certificati (come è già accaduto in altre nazioni). Non solo: l’associazione ha chiesto ai giudici di pronunciarsi anche sulla conformità delle singole disposizioni del regolamento impugnato, nell’interesse non solo degli agenti ma anche dei fruitori dei loro servizi professionali, ossia i club e calciatori. I legali hanno evidenziato n particolare, tra i principali rilievi di difformità, quello dell’esposizione al “divieto di intermediazione” (previsto dal Dlgs 276/2003) – la cui violazione prevede anche sanzioni penali. Un divieto che per 15 anni consecutivi non ha riguardato gli agenti professionisti, proprio per le loro licenze intese come titoli “abilitativi” alla mediazione sportiva, acquisiti attraverso atti amministrativi legittimi, come sono appunto i pubblici esami: associazioni private, quali sono la Fifa e le sue Federazioni consociate, non hanno il diritto di abrogare, sostengono alla Iafa. “Abbiamo piena fiducia nella giustizia e nelle istituzioni italiane – spiegano alla Iafa – con grande sacrificio ed abnegazione stiamo cercando di mantenere gli impegni assunti in occasione dell’assemblea costitutiva, nei confronti tanto dei nostri associati, quanto di tutti i professionisti di settore che si sono visti ingiustamente e  profondamente ledere nei loro diritti, e per quanto di nostra competenza, continueremo a farlo in tutte le opportune sedi, mentre di altre questioni non strettamente legate al regolamento, devono ovviamente occuparsene solo ed esclusivamente le preposte autorità statuali, ove lo ritengano opportuno. Nel 1991 in Italia fu per la prima volta riconosciuta ed organizzata formalmente la nostra figura professionale, ci auguriamo che proprio in Italia possa rinascere”.
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