Nicchi: “Non siamo ancora pronti per le interviste degli arbitri dopo le partite”

Il presidente dell'Aia: "Sarebbe ripresa mezza frase e verrebbe ricondotta a qualcosa che non è la verità"

Nicchi
Il presidente dell'AIA Marcello Nicchi (Gabriele Maltinti/Getty Images)

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Il calcio italiano non è ancora pronto alla “rivoluzione copernicana” delle interviste agli arbitri dopo le partite. Lo ha spiegato Marcello Nicchi, presidente dell’Aia, che da tempo la auspica. Il numero uno Associazione Italiana Arbitri, ai microfoni di “Radio Anch’io Sport su Radio 1 Rai, ha frenato nei suoi propositi a causa di quanto successo nelle ultime settimane, soprattutto dopo Juventus-Milan: “E’ stato un grande passo indietro. Avevamo chiesto serenità nel giudicare, nel dire, nello scrivere, nel diffondere e purtroppo non è accaduto. Ognuno ha pensato ai propri interessi e non al bene del calcio e alla tranquillità degli arbitri, alla violenza che si può generare con dichiarazioni sbagliate”.

Nicchi dunque non ritiene opportuno sottoporre i direttori di gara alle domande dei giornalisti: “Sarebbe ripresa mezza frase e verrebbe ricondotta a qualcosa che non è la verità. Semmai gli allenatori dovrebbero parlare un po’ di meno e magari un giorno si potrebbe arrivare a far parlare allenatore e arbitro insieme. Chi non ha parlato in questo periodo di partite belle da vedere non conosce il calcio, non conosce il regolamento. Abbiamo fatto degli errori come li fanno i calciatori e gli allenatori ma credo che abbiamo anche la sensazione che il calcio al suo interno non sia così compatto come dovrebbe essere, si vedono cose che non si dovrebbero vedere, come le proteste. Ieri, per esempio, i giocatori hanno protestato di meno e gli arbitri hanno arbitrato meglio. Più si mettono gli arbitri nelle condizioni di serenità per operare, più crescono e operano meglio. Mi è dispiaciuto sentire dire che un arbitro serio e intelligente fischiava la fine dieci secondi prima. Vogliamo forse tornare ai tempi in cui si fischiava il fallo di confusione?”.

Nicchi ha poi aggiunto: “Dietro a fisiologici e pochi errori, qualche società ne ha approfittato per giustificare i mancati obiettivi raggiunti, qualche allenatore ha pensato più al rinnovo di contratto e qualche editore ne ha approfittato per vendere qualche copia in più dimenticando che così abbiamo fatto del male all’immagine del calcio italiano. Ci sono state partite bellissime, intense, ricondotte a un episodio, a un fallo laterale, a un rigore, cose che accadranno sempre anche quando ci sarà la tecnologia”. Riguardo all’utilizzo della Var in Juventus-Milan, che avrebbe potuto evitare polemiche, Nicchi non si esprime: “Lo vedremo, forse daranno la colpa ai registi”.

Nicchi ha sottolinea che i fischietti sono attaccati “in alcuni casi in modo ingiustificato”. E conclude con un auspicio:“Bisogna smettere di circondare gli arbitri, non è nemmeno bastato il fatto di aver avvertito che in questi casi in due, un giocatore per squadra, ci rimettono il giallo. Proporrò di ammonire anche il capitano perché il capitano si deve riappropriare del suo ruolo e della sua squadra”.

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